mercoledì 24 agosto 2011

Storia ed origini dell’Open Source Software!!!!

Post dal risvolto culturale e di interesse generale sulle origini dell’Open Source e l’evoluzione del mercato del software. Magari non susciterà così interesse come altri post più frivoli ma credo che chiunque si manifesta paladino e divulgatore del software libero e poi non sa nemmeno come è nato, beh allora che senso ha? 




Le origini

L’Open Source deve il suo impeto al movimento per il software libero capeggiato dal suo portavoce ed appassionato fondatore Richard Stallman.
L’idea del software libero nasce agli inizi degli anni ’80, quando lo sviluppo del codice cominciò a passare di mano dalle università alle aziende, ponendo un pesante freno alla collaborazione che caratterizzava il lavoro di gran parte dei programmatori e dei sistemisti dell’epoca, soprattutto con i patti di non divulgazione che le aziende facevano firmare ai programmatori che assumevano. In realtà il software di natura commerciale esisteva fin dalla nascita dell’industria dell’informatica. Ma la sua concezione era totalmente diversa da quella che si sviluppò nel corso degli anni. Infatti, agli albori, il software costituiva un tutt’uno con l’hardware: i maggiori produttori di hardware dei primi anni ’60 e ’70 vendevano i loro costosissimi componenti hardware corredati dai programmi software specifici per quei componenti, in quanto in quegli anni non era ancora stato imposto uno standard delle architetture hardware. Date queste limitazioni, il software non aveva alcun valore commerciale di rilievo e veniva quindi distribuito con il codice sorgente insieme ai componenti hardware, venduti in modo tale che chiunque li utilizzasse potesse personalizzarlo e anche condividere eventuali miglioramenti dello stesso (dati gli elevati costi dell’hardware dell’epoca i clienti erano generalmente accademie e laboratori di ricerca).
Con il frenetico sviluppo industriale si affermarono i primi standard nelle piattaforme hardware ed i costi scesero notevolmente; inoltre, con la diffusione dei compilatori e degli interpreti del codice sorgente il software cominciò a diventare più portabile tra componenti hardware di produttori diversi, e quindi apparve chiaro che il ruolo del software non poteva più essere quello di un mero componente aggiuntivo abbinato all’hardware: diventò così un vero prodotto commerciale, sul quale nacquero grandi Software House che iniziarono a distribuire programmi solo nella versione binaria, ovvero la versione eseguibile e compilata del codice sorgente, e quest’ultimo divenne il know-how industriale, quindi non più distribuito e il software venduto in tal modo prese il nome di closed source.

Il movimento del free software

Negli ambienti accademici il concetto di condivisione aperta del codice rimase tuttavia ancora vivo, forte del fatto che la condivisione delle idee è un vantaggio per tutti ed in particolare per la ricerca. Fu proprio in questi ambienti che nei primi anni ’80 uno studente del laboratorio di  intelligenza artificiale del MIT, Richard Stallman, cominciò a dare un forte segnale di distanza dalla commercializzazione del software auspicando ad un ritorno alle origini.
Fu così che nel 1983 fondò la Free Software Foundation (FSF), un’organizzazione no-profit per lo sviluppo, la promozione e la divulgazione del software libero in tutte le aree informatiche. Bandiera portante della FSF fu lo sviluppo di un sistema operativo inspirato a Unix che Stallman chiamò progetto GNU, un acronimo ricorsivo (GNU is Not Unix), il cui scopo era quello di rendere libero il software fin dalle sue basi, il sistema operativo appunto.
Ma Stallman e la sua fondazione non si occuparono solo dello sviluppo del software. Fu anche sviluppata una licenza ad hoc che fosse in grado di tutelare il software prodotto sotto la sua licenza, garantendo che il codice ed ogni suo parziale utilizzo rimanesse sempre libero. Questa licenza prese il nome di GNU General Public License (GNU-GPL, un altro acronimo ricorsivo) ed è il tipo di licenza più diffusa ancora oggi nei progetti Open Source. Fu sotto questa licenza, ad esempio, che nel 1991 prese vita il sistema operativo libero GNU/Linux di Linus Torvalds, all’epoca uno studente finlandese, che portò alla ribalta in pochi anni il panorama del software libero a livello mondiale. Linux rappresenta il progetto di software libero di maggior complessità e diffusione. Il suo successo lo si deve senza dubbio al cospicuo numero di volontari e programmatori che hanno contribuito al suo sviluppo e che tutt’ora continuano a dare il loro prezioso supporto. Ad oggi le installazioni di Linux sono rintracciabili nella stragrande maggioranza dei sistemi server delle grandi aziende con alte percentuali di installazioni (nel caso dei Web Server più del 40% sono equipaggiati con un sistema GNU/Linux), mentre le stime parlano di circa 29 milioni di utenti nel mondo, sia utenze business che private (The Linux Counter).

La nascita dell’Open Source

Nel corso degli anni ’80 e ’90 il software libero ebbe una crescita piuttosto sostanziosa, ma ancora non aveva fatto breccia nel mondo del business e nelle grandi aziende che mal vedevano quel filone culturale e socio-politico a cui si rifaceva il movimento del free software.
Alla parola inglese free possono essere infatti associati diversi significati, dando origine ad una parola ambigua: può essere tradotta sia come “gratis” che come “libero” e questa ambiguità causò parecchie controversie all’interno delle grandi comunità. Inoltre la filosofia che Stallman promuoveva mal s’addiceva ad una diffusione anche in ambito aziendale del software libero poiché il termine free veniva associato a prodotti sì gratuiti, ma di bassa qualità (in ambito economico la parola gratuito è sinonimo di qualità inferiore) ed inoltre la Free Software Foundation era vista come l’espressione dell’anarchia informatica. Proprio per favorire la diffusione di licenze liberali nel mondo degli affari, Bruce Perence, Eric Raymond ed altri esponenti del software libero coniarono il termine “Open Source” e nel 1998 diedero vita al consorzio Open Source Initiative (OSI) per promuovere il nuovo termine.
Ben presto fu evidente che l’Open Source apriva una breccia nel mondo del software libero in quanto tralasciava le questioni etiche e filosofiche: dal concetto del software libero per tutti e delle restrizioni sull’uso delle opere altrui, l’Open Source cercava di darne un’immagine più commerciale, più adatta alle logiche di mercato. La posizione del consorzio OSI si può racchiudere nelle seguenti frasi, citando il pensiero che si trova nella home page del sito del consorzio: mantenere la stessa licenza del software libero, mantenere le stesse pratiche collaborative e di conoscenza comune, ma estraniare il concetto di libertà e ideologia liberale di cui si faceva a fa ancora oggi portavoce Stallman. Come dissero gli stessi fondatori del termine Open Source, il buon marketing sta alla base del successo di un prodotto e l’utilizzo di questo termine ben s’addice alle numerose società software che vogliono migliorare i loro prodotti.
Sebbene questo scisma abbia provocato grandi spaccature e forti contrasti, i suoi benefici sono stati di ampia portata. Infatti a partire dal 1998 fino ai nostri giorni, tantissime aziende e grandi multinazionali hanno abbracciato il fenomeno dell’Open Source. Un esempio lampante di come l’Open Source abbia dato linfa vitale a nuovi prodotti di successo è il noto browser Mozilla Firefox, nato dal rilascio del codice sorgente, sotto licenza Open Source, del famoso browser Netscape da parte del colosso statunitense America Online (AOL).
Entrambi i movimenti, free software ed Open Source, hanno proseguito sui loro percorsi seguendo i rispettivi ideali, ma non per questo si sono chiusi ad ogni tentativo di collaborazione. Sebbene la FSF di Stallman rimanga ancora fortemente attaccata ai suoi forti principi di libertà informatica, entrambe le fondazioni collaborano per l’obiettivo comune della diffusione del software libero e per l’uso di licenze compatibili.
Oggigiorno, per risolvere i conflitti etici e morali derivati da queste terminologie, si sta promuovendo l’uso di un nuovo acronimo, FLOSS (Free/Libre Open Source Software) con lo scopo di inglobare in un’unica definizione ogni genere di software open trascendendo eventuali connotati politici dei due termini.

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